venerdì 10 luglio 2015

NARDULLESE – TIGRATI 8 -7 d.c.r. (2-2)

NON SUCCEDE, MA SE SUCCEDE... E’ SUCCESSO!
E’ una notte da leoni, non da tigri. Leoni Blancos.
La tigre è carica, è a caccia del gradino più alto, ma non riesce ad evocare né timori né paura nei Blancos.
Superate le incertezze tecniche e qualche leggerezza tattica pagate a suon di punti nel girone, consapevole delle proprie potenzialità e sicura dei propri mezzi, domina il campo con la pazienza e la perseveranza di chi sa di non poter perdere. Di non voler perdere.
E’ una notte da leoni, dicevamo. La guardia è alta, la tensione è controllata. Le squadre scendono in campo caute, ponderate, pesano l’avversario, osano poco. Il gioco si concentra a centrocampo. I tigrati danno il ritmo, scandiscono i tempi d’azione, ma non penetrano il campo, tesi a non farsi sorprendere dal veloce contropiede Nardullese. Il più coraggioso fra i Tigrati, quello che porta l’orgoglio del numero 10 sulle spalle, ci prova un po’ più degli altri, ma viene impietosamente annichilito da un inesorabile Balucio, sceso in campo privo di ogni riguardo per chiunque decida di frapporsi tra la squadra e il titolo.
Una finale, si sa, è una partita molto contratta, nervosa, e qualche fiammata accende inevitabilmente dei cartellini gialli.
Un calcio di punizione defilato dalla tre quarti attiva un rocambolesco batti e ribatti in area Nardullese. La palla danza sulla linea di porta. I Tigrati già esultano, Dario ci si avventa e spazza via. Qualcuno osa chiamare il goal, ma l’arbitro lo zittisce e dice di no, la palla non ha superato la linea, si continua a giocare.
Sul fronte opposto, un anticipo della retroguardia Nardullese innesca Cacio. L’attaccante si libera della marcatura con la leggiadria dei vent’anni, scatta e giunge davanti al portiere. La conclusione, però, non è parimenti felice. Il portiere si aggiusta il ciuffo e respinge.
Si arriva, così, alla metà del primo tempo. Altro calcio di punizione dalla tre quarti per i Tigrati, altra mischia in area. Questa volta, però, la fortuna arride ai felini e la palla finisce nel sacco. Uno a zero.
I Blancos non si arrendono. Resistono. Perseverano.
La reazione è fulminante e l’azione che porta al pareggio nasce da un fallo laterale. Questa volta la mischia è in area Tigrata. La palla arriva a Stefano che, temporaneamente impegnato ad abbattere un paio di fastidiosi difensori avversari avvinghiati alle sue spalle, la lascia sfilare. Nel frattempo Vitinho ha fatto il suo ingresso in campo ed ha tanta voglia di correre. Nel torpore generale, il Tiziano Ronaldo di Palo del Colle si avventa su una palla battezzata già a fondo campo dall’unanimità dei presenti, la fa sua e la rimette al centro con una rovesciata degna del soprannome che porta. Il primo a ridestarsi è proprio Stefano, che, liberatosi dei difensori di cui sopra, appoggia felicemente a porta vuota. Uno a uno e palla al centro.
Si giunge al secondo tempo. Il pareggio sembra stare stretto ai Tigrati, che tentano con maggiore convinzione di passare in vantaggio, ma la retroguardia Blanca tiene bene e non corre rischi.
A quindici dalla fine, però, il solito calcio di punizione per i Tigrati sposta nuovamente gli equilibri a loro favore. Il migliore del torneo, sempre quello con la maglia numero dieci, in crisi depressiva per la marcatura asfissiante di Balucio, cerca di guadagnarsi la pagnotta e si posiziona sul punto di battuta. La traiettoria è tesa e angolata, ma non troppo violenta. Io guardo te, tu guardi me, la sfera passa tra Ball e lo Zio e finisce in rete. Due a uno.
Sugli spalti c’è qualcuno che già mira la coppa e sogna di accarezzarla. Ma quel qualcuno, purtroppo per lui, siede sulla panchina sbagliata. Perché i Blancos, lo ricordiamo, non si arrendono. Non-si-ar-ren-do-no. Sono loro, adesso, ad alzare il ritmo. Spingono a pieni polmoni e a pieno ritmo. Un rilancio lungo e preciso di Ball trasporta la palla nel quadrante alto sinistro della metà campo avversaria. I difensori lo sottovalutano e si accorgono dell’arrivo di Cacio quando ormai è troppo tardi. E’ in grande forma, oggi, il nostro bomber. Si è fasciato mezza gamba ed ha fatto tre ore di training autogeno, nel pomeriggio, per raggiungere quel pallone. Lo addomestica col piede di velluto e lo sfiora con delicatezza. Alza testa, vede il pendolino Nero-Arancio, con il numero quattro sulla schiena e la fascia di capitano al braccio, fiondarsi come un treno merci verso il centro dell’area. Gli porge la palla più dolce e affettuosa possibile. In anticipo su tutto e tutti, l’Angioletto versione “finale torneo” spinge la palla alle spalle del portiere e allontana le avide mani Tigrate dal trofeo. Due a due.
Ultimi scampoli di gara. La partita scorre tesa come la classica corda di violino. E’ la Nardullese, ora, a credere nella vittoria e spingere. Sfiora il goal in due occasioni, con Dario, prima, e Cacio, dopo. Ma allo scadere dei 55’ regolamentari il risultato non è cambiato.
Si va direttamente ai rigori. Cinque per parte, da scegliere fra i sette presenti in campo. Per la Nardullese, nell’ordine: Cacio, Dario, Maresciallo, Balucio, Stefano. Alla lotteria i Blancos sono chirurgici, ricordano l’Italia dei mondiali del 2006: cinque su cinque. Tuttavia non basta, perché i Tigrati non sono da meno e pareggiano i conti rigore dopo rigore. Il sesto Nardullese a battere è lo Zio. Non è uno specialista, chiude gli occhi e batte tutto di potenza: rete. Il sesto dei Tigrati, invece, non trova altrettanta fortuna: la palla sbatte contro la traversa e torna in campo. La Nardullese vince, il Free Time esplode, il trofeo è atteso urgentemente al Bilabì. CAMPEONES! CAMPEONES! CAMPEONES! CAMPEONES!
BALL 10, BALUCIO 10, CICCIO 10, LO ZIO 10, BOLE 10, DARIO 10, MAEKY 10, MARESCIALLO 10, ANGIOLETTO 10, PREZ 10, VITINHO 10, FICA 10, BASTE’ 10, CACIO 10, DIMAS 10, BUCCI 10, DONNE-BAMBINI-CANI 10.
Il 10 è per tutti: per chi ha vestito l’orgoglio di disputare la finale e per chi quest’orgoglio l’ha dimostrato con la propria presenza nel cammino verso il traguardo.
Il 10 è per chi ha dato il cuore alla Nardullese, in campo e fuori: al Bilabì, a villa Pallone, per telefono.
Il 10 è per gli amici, le mogli, le fidanzate; perché questo torneo lo ha vinto la squadra migliore, di cui quella scesa in campo è solo una parte. La parte che veste la divisa.
Non è la forza tattica e neanche la costanza che ci hanno portato in finale. Non sono le capacità tecniche che ce l’hanno fatta vincere. E’ stata “la squadra”. Essere uniti, essere compatti, essere amici, esserci. Essere la Nardullese.
E’ la squadra che chiunque vorrebbe e che solo noi siamo.
VAMOS!!!!

NARDULLESE – AMON AMARTH: 4 - 3

by Norberto:

E’ un grande giorno per una grande partita. La tensione è palpabile, l’occasione ghiotta ha l’odore denso del riscatto. E’ tanta la voglia di affrancarsi dal 3 a 3 che, nel girone, è costato il primato in classifica, meritato dagli Amon e che la la Nardullese ha soltanto potuto sfiorare. I Blancos giocano a ranghi ridotti: infortuni e impegni lavorativi restringono l’organico a otto. Otto pronti a scendere in campo, concentrati, pratici e cinici, vogliono la finale. Tifosi e sinistrati, fuori campo a disposizione dei posteri
La partita ha un esordio frizzante. Sovvertendo le normali abitudini, i Blancos trovano il goal a pochi minuti dal calcio di inizio: Dario, generoso e certosino, si rimette addosso la vecchia divisa, quella del calciatore che è sempre stato, e porge all’attaccante un preciso pallone a pochi metri dalla linea di porta avversaria. Stefano, spalle alla porta, lo addomestica e cerca un’idea per superare il difensore acquattato dietro di lui. Gli torna alla mente un vecchio trucco imparato dal Mago Silvan quando era ancora un fanciullo: SIM-SALA-BIM, Stefano c’è, Stefano non c’è più, Stefano ricompare davanti al portiere, difensore alle spalle e palla attaccata al suo piede sinistro. Il seguito è scontato: uno a zero per noi.
“La partita è ancora lunga”, “Ora arrivano gli Amon Amarth”, “Ragazzi, compatti e chiusi!”… macchè! Passano pochi minuti e la coppia si ripresenta a ruoli invertiti. Stefano mette a terra il secondo della lunga serie di palloni che Ball riverserà nella metà campo avversaria, è raggiunto dalla voce di Dario e, a memoria, scodella al centro. Il laterale sinistro è puntuale, in anticipo su difensore e portiere e al volo insacca. Due a zero. Nella testa la voce di Guida Meda: “DARIO C’E’!”.
Siamo a metà del primo tempo, gli Amon finalmente si ricordano di essere qui per un motivo e iniziano a spingere, riequilibrando la partita nel gioco, nelle occasioni e, ahimè, nel risultato. Un passaggio rasoterra filtrante arriva nell’area di rigore Nardullese. Menzella ci si avventa e la gira lestissimo in porta. Ball non può farne niente, se non raccoglierla dal fondo della rete. Due a uno.
La Nardullese accusa il colpo. Perde concentrazione, commette troppi falli, troppo spesso in zone del campo che non lo permetterebbero, specie quando devi misurarti con una formazione imbottita di buoni tiratori. E’ da un calcio di punizione che arriva il pareggio. Il tiro è forte, secco e rasente al terreno. La palla viene ribattuta, ma resta lì, rimbalza troppo vicina alla linea di porta. Il più veloce ad arrivarci è ancora una volta Menzella. Due a due.
I tifosi dagli spalti rumoreggiano e iniziano a fare due conti: otto calciatori contati, contro una decina buona di avversari; inizio fulminante, pareggio altrettanto rapido; forse sarebbe meglio rallentare e difendere il risultato, ce la giochiamo ai calci di rigore. Il Maresciallo “ascolta” questi pensieri, ma, con tutto il rispetto che prova per i tifosi, non è proprio d’accordissimo. Decide, quindi, di andarsi a fare una sgambettata nelle parti alte del campo, così, per sentire che aria tira e dire la sua. Chiama palla su un calcio d’angolo. Intanto Bole ha prestato molta attenzione alle sue riflessioni e ne è rimasto affascinato. Condivide pienamente i propositi del Maresciallo e decide di porgergli una comoda palla rasoterra. Arriva il tiro secco e potente e, con esso, il goal del tre a due. Si, la deviazione del difensore… ma sticazzi!!!!! Ora il Maresciallo fissa gli scettici tifosi con sguardo di rimprovero.
Dopo l’intervallo, la ripresa ha inizio con gli stessi ritmi elevati con cui si era concluso il primo tempo. Il nervosismo sale, qualche infelice uscita del Menzella (sempre sta caxxo di trance agonistica) provoca la reazione di alcuni, in campo e non. Il Prez e Bucci, a bordo campo, accennano un principio di rissa con la panca avversaria. Ma attenzione a non cadere nella trappola, che qui siamo a giocare, mica a pettinare le bambole! Intanto, l’ennesimo lancio lungo dalla difesa Amon cerca e trova l’apicciafuochi. Lui lotta e si dimena con il Maresciallo, che allunga il piede e riesce a tirar via il pallone. Batti e ribatti confuso e la palla si impenna in zona tre quarti. Ora, non sappiamo quale sia il nome dell’Amon che colpisce, fatto sta che tira una lecca al volo che, con le dovute proporzioni, ricorda il buon vecchio Rumenigge degli anni ‘80: una traiettoria tesa e potentissima parte dal suo piede e finisce dritta dritta nell’angolino, lasciando il portiere di sasso. Prima si bestemmia, ragazzi, ma poi noi, che siamo sportivi, diamo un pacca di merito sulla spalla di questo ragazzo che, al di là della casualità dell’azione, ha eseguito un gesto tecnico di notevole qualità. E tutti a quota Tre!
I Blancos incassano, ma questa volta non accusano il colpo. La reazione è immediata. Cacio e Stefano mettono costantemente in subbuglio la retroguardia avversaria; Angioletto regna a centrocampo; Dario e Belva dominano le fasce; Maresciallo e Claudio sono granitici e insuperabili in difesa; Ball fa il trapezista fra i pali. Gli Amon ci provano, forti dei loro tanto rinomati quanto nominati tiratori da lontano, mantenendo la partita aperta a qualsiasi risultato.
Mancano dieci minuti, Cacio è ormai fuori gioco, costretto all’out da uno stiramento muscolare alla coscia. Belva non lo fa rimpiangere, anche se lui è un Gattuso, non un Baggio. Stefano gioca contratto dall’inizio della gara, da quando è caduto malamente dopo quella rovesciata alla Carlo Parola. La Nardullese non mostra segni di cedimento, ma dagli spalti i tifosi tornano a chiedersi se non sia il caso di tirarla fino ai rigori, questa benedetta partita. I tifosi, però, ragionano sempre a voce alta e Stefano è in ascolto. E’ d’accordo con il Maresciallo, lui, e si imposta in modalità “allora non avete capito una mazza?!”. Fa una prova generale: riceve palla in difesa, si beve 30 metri di campo ed un numero imprecisato di avversari, arriva al doppio tiro. Il portiere è bravo sul primo, fortunato sul secondo. La palla è fuori e il risultato non si sbocca, ma finalmente i tifosi si convincono che l’impresa è possibile. E allora andiamocela a prendere questa finale! L’ennesima azione Blanca porta ad un fallo laterale all’altezza dell’area di rigore avversaria. Bole agguanta la palla, ci fa quattro chiacchiere e le spiega bene dove andare e come arrivarci, quindi mette il francobollo e spedisce. Stefano è al centro dell’area. Quest’azione l’ha già vissuta la settimana scorsa e se la ricorda bene. Stesso campo, stessi avversari, stessa porta. Gli è piaciuto come è andata a finire sei giorni fa e decide che è il caso di riproporre lo stesso gesto tecnico. Il risultato, ovviamente, non può che essere lo identico. Palla in fondo al sacco e quattro a tre.
(Ora mancano quattro minuti, compreso il recupero… ) Gli Amon si riversano in avanti, ma tutta la Nardullese fa scudo davanti al proprio portiere (…tre…) e gestisce bene la palla quando serve rifiatare (…due…). Un paio dei soliti tiri da lontano, particolarmente azzeccati e pericolosi, vengono neutralizzati da Ball (…uno…), che adesso accarezza la vittoria e non ha nessuna intenzione di mollarla (…CIAO!). Triplice fischio finale. Non è cosa, stimati colleghi Amon: ci avete provato, meritato il primato nel girone e lottato fino alla fine, ma in finale ci andiamo noi.
BALL 8,5: Pesa concentrazione e tensione agonistica prima di scendere in campo, perché l’obiettivo è sfoderare una prestazione perfetta. E tale non può che essere il suo rendimento. Sovrano indiscusso dell’area di rigore, è ineguagliabile fra i pali, beffato soltanto dai due tiri a pochi centimetri dalla linea di porta e dalla prodezza balistica sopra descritta; tempestivo nelle uscite, che effettua con precisione chirurgica, al punto lasciare increduli i velocisti Amon; lancia bene, dirige bene la difesa, perfino urla bene ai propri compagni, quando necessario. Si concede il lusso di sfiorare il goal nel primo tempo con un rilancio lungo che quasi sorprende il portiere avversario. La chicca è la galoppata palla piede a metà del secondo, che lo vede percorrere tutto il campo fino al limite dell’area di rigore avversaria e che fa tremare il Free Time Stadium. Ma la corona del migliore in campo gliela porgiamo sul capo per le due autentiche prodezze che compie quando, su altrettante conclusioni violente e mirate dei cecchini Amon, lui apre le ali e si distende in volo, disintegrando le residue speranze avversarie. Avete letto bene, residue, perché, per chi non abbia avuto il piacere di godersele dal vivo, sappiate che i miracoli di cui si narra sono avvenuti rispettivamente novanta secondi prima e novanta dopo che l’arbitro indicasse i due minuti di recupero – MIRACOLOSO;
MARESCIALLO 8: l’inizio gara non è dei migliori. Irruento negli anticipi, è autore di buona parte di quei falli di troppo che la Nardullese non dovrebbe compiere e, visto che questo non gli basta, si fa anche ammonire per proteste e minacciare di espulsione per un eventuale fallo successivo. Sul calcio di punizione che porterà al goal del due a due, poi, si fa sfuggire la marcatura di MENZELLA che va a rete.
Ma da quel preciso momento la sua partita ha una svolta. Il cartellino giallo rimediato gli impone una marcatura più contenitiva e meno di anticipo. E la scelta lo premia, tanto da costringere MENZELLA a niente di più che qualche appoggio ai propri compagni. Si impossessa della difesa, dirige il centrocampo e decide arbitrariamente che la partita va vinta e che lui una pera agli Amon gliela vuole proprio infilare - VENDICATIVO
BOLE 8: oggi ha deciso di dedicarsi più al lavoro sporco. Si incolla all’attaccante che gli spetta e lo segue oltre il limite, sottraendogli spazio e ossigeno vitale. Ha imparato a richiamare Stefano quando arretra troppo e, se necessario, non risparmia le corde vocali. . Sempre presente. Compare come Belfagor anche in zone che non dovrebbe presidiare, effettuando recuperi prodigiosi e qualche anticipo di alta scuola. Oltre la metà campo si va vedere un po’ meno del solito, ma quando ci va, lo fa alla grande. Firma i due assist che conducono la squadra alla vittoria finale – INDISPENSABILE;
DARIO 8: aspettavamo il suo ritorno e lui non si è fatto attendere. Fin dal primo minuto fa capire che oggi è in stato di grazia, scrivendo il suo nome sul tabellino dei marcatori e su quello degli assit-men. La fascia sinistra è di sua proprietà e, da buon padrone di casa, decide lui chi è il benvenuto e chi no. Sfortunatamente per gli Amon, loro non sono ben graditi e vengono presi sistematicamente a calci del di dietro. I pettegoli riferiscono che, in settimana, abbia saggiamente riscattato il terzo polmone che aveva dato in pegno in cambio di un fegato sostitutivo. Fatto sta che macina chilometri avanti e indietro, stronca qualsiasi iniziativa avversaria e propone grandi giocate offensive. Attento e meticoloso in chiusura, puntuale nelle ripartenze, preciso negli appoggi. Un calcio di punizione esemplare sfiora la traversa, “rischiando” di chiudere i giochi con un pò troppo anticipo. E’ un Nardullese storico, gli piace soffrire fino alla fine - BENTORNATO TRENINO
ANGIOLETTO 8: cuore della squadra, ha l’occasione di iniziare e finire una partita in un unico ruolo e posizione, roba che non accadeva dai tempi dei mondiali di Italia ’90. Come un mastino napoletano incazzato, mostra i denti a chiunque si trovi a pascolare dalle parti del centrocampo, compagni compresi, perché quella è zona sua ed è vietato avvicinarsi senza il suo permesso. Alla lunga, però, si annoia e inizia a sbadigliare, lui che è abituato a spaziare per tutto il campo. Per questo, sempre con un occhio al dischetto del centrocampo, appende il cartello “torno subito” e si concede incursioni avanzate appannaggio dei compagni e mettendo in crisi la difesa avversaria. E per non distinguere i figli dai figliastri, qualche puntatina in difesa, per dare una mano anche in quella zona, non ci sta mai male – RINGHIO;
BELVA 8: il primo tempo ruggisce in panca, guardando in cagnesco Menzella e compagni, colpevoli di reati vari senza il beneficio delle attenuanti generiche. Si fa una sgambettata di cinque minuti, giusto per trasformare la tensione aggressiva in carburante, spezzare il fiato e testare la condizione atletica. All’inizio del secondo entra e capisce che l’operazione è riuscita. Le gambe corrono e il respiro lo attraversa. Ha un ruolo importante, una responsabilità enorme, quella di sostituire il potenziale offensivo di Cacio. Niente paura, magari non sarà dotato di dribbling secco, ma la girata di sinistro al volo che sfiora la traversa zittisce gli scettici. Individua subito l’avversario che gli spetta, ci si appiccica come un innamorato nei primi mesi di una relazione sentimentale e non lo molla neanche un secondo, privandolo di qualsiasi possibilità di gioco o di iniziativa. Tenace e solido dal primo all’ultimo minuto, stramazza a terra soltanto dopo il fischio finale e rischia di asfaltare sulla pressione (fisica) di chi lo sovrasta per condividerne l’esultanza – RAGIONE E SENTIMENTO;
CACIO 8: l’idea ufficiale è di iniziare dosandosi, oggi che siamo contati. Ma la testa si arrende a cuore, polmoni e grinta, che lo portano, invece, ad una partenza alla Valentino Rossi. Svaria nella metà campo avversaria con il tachimetro a manetta, duettando con il compagno di reparto e mettendo costantemente sotto pressione la difesa nemica con un pressing asfissiante. Si danna per raggiungere ogni pallone, procurandosi buone occasione che, per sfortuna o per merito del portiere, non riescono ad ottenere il massimo del risultato. All’inizio del secondo tempo la lancetta del serbatoio indica che c’è ancora carburante da consumare, ma un cedimento strutturale lo costringe ad abbandonare il campo. Sereno, lascia la squadra in buone mani e coordina da bordo campo – THE RUNNING MAN;
STEFANO 8: brucia gli Amon con l’uno-due iniziale in collaborazione con Dario. Poi, una rovesciata venuta bene nell’esecuzione ma terminata non con un atterraggio non troppo elastico rischia di rovinargli il prosieguo della gara. Ma lui non cede, stringe i denti e combatte(ricordate la storia di Stefano e del panzer tedesco?). Fiducioso nella compattezza del reparto arretrato, capisce che oggi, per compiere l’impresa, è opportuno dedicarsi un po’ più alla fase offensiva, specie nel secondo tempo, dopo l’uscita di Cacio. Le solite incursioni inarrestabili lo portano più volte vicino al secondo sigillo personale, fin quando, a cinque dalla fine, capisce che è il momento giusto per chiudere la partita. Prende per mano i compagni e spinge il pallone in rete. E saluti a tutti – LEADER.
E ce ne andiamo in finale! La partita è stata combattuta ed equilibrata e, come più volte detto, aperta a qualsiasi risultato, così come lo era stata la gara di andata. Eppure, se la sorte avesse deciso di sorridere agli Amon, la loro vittoria non sarebbe stata altrettanto sacrosanta. A mio parere, il cosiddetto pallino del gioco, lungi dall’essere saldamente nelle nostre mani, l’abbiamo comunque avuto noi più di loro, con un pizzico in più di possesso palla, un pizzico in più di azioni create, un pizzico più pericolose. Non è un caso, insomma, che siamo stati noi ad andare in vantaggio per tre volte e siano stati gli Amon Amarth a doverci inseguire. Quindi onori agli Amon Amarth, ma ancor più alla Nardullese, che arriva meritatamente alla sua quarta finale. Una squadra tosta e rognosa, fondata su un rapporto di amicizia che non ha paragoni. Ma un plauso particolare, solo per questa volta, lasciate che lo riservi agli otto che sono scesi in campo martedì. Siamo in finale grazie al contributo di ogni singolo Nardullese, ma loro hanno avuto la fortuna di giocare questa partita e sono stati EROICI.